venerdì 18 dicembre 2015

Campane 5/2016






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lunedì 7 dicembre 2015

Campane 2/2016






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lunedì 30 novembre 2015

Campane 1/2016






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lunedì 23 novembre 2015

Campane 51/2015






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lunedì 16 novembre 2015

Campane 50/2015






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mercoledì 11 novembre 2015

Campane 49/2015






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venerdì 30 ottobre 2015

Campane 48/2015




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lunedì 26 ottobre 2015

Campane 47/2015




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lunedì 19 ottobre 2015

Campane 46/2015




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lunedì 12 ottobre 2015

Giornata Missionaria Mondiale - 18 ottobre 2015


giovedì 30 aprile 2015

Campane 22/2015









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mercoledì 22 aprile 2015

Campane 20/2015




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sabato 28 marzo 2015

Domenica delle Palme - "Entriamo a Gerusalemme" - Mc 11, 1-10

Campane 17/2015




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lunedì 23 marzo 2015

V Quaresima - "Chi perde la sua vita" - Gv 12, 20-33

Campane 16/2015




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martedì 17 marzo 2015

IV Quaresima - "Dio ha tanto amato il mondo" - Gv 3, 14-21

Campane 15/2015




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mercoledì 11 marzo 2015

24h per il Signore

Dalle ore 21 di venerdì 13 marzo alle ore 20 di sabato 14 marzo il Vicariato di Cittiglio si unirà in preghiera nella chiesa di S. Pietro in Gemonio per la "24h per il Signore", tempo dedicato all'adorazione eucaristica e al sacramento della riconciliazione. Al termine si celebrerà la messa nelle diverse parrocchie del vicariato.
Ti aspettiamo!

III Quaresima - "La Sua Casa" - Gv 2,13-25


Campane 14/2015




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sabato 7 marzo 2015

II Quaresima - "E' bello per noi stare qui con Te" - Mc 9, 2-10

lunedì 2 marzo 2015

Campane 13/2015




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domenica 1 marzo 2015

II Quaresima: "Così il Signore ha sognato il volto dell'uomo"

Dall'abisso di pietre al monte della luce, dalle tentazioni nel deserto alla trasfigurazione. Le prime due domeniche di Quaresima offrono la sintesi del percorso che la vita spirituale di ciascuno deve affrontare: evangelizzare le nostre zone d'ombra e di durezza, liberare tutta la luce sepolta in noi. In noi che siamo, assicura Gesù, luce del mondo. Guardate a lui e sarete raggianti e non avrete più volti oscuri, cantava il salmista.
Aveva iniziato in Galilea la sua predicazione con la bella notizia che il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi, diceva, e credete che Lui è qui e guarisce la vita. Oggi il Vangelo mostra gli effetti della vicinanza di Dio: vedere il mondo in altra luce e reincantare la bellezza della vita.
Gesù porta i tre discepoli sopra un monte alto. La montagna è la terra che penetra nel cielo, il luogo dove si posa il primo raggio di sole e indugia l'ultimo; i monti sono, nella Bibbia, le fondamenta della terra e la vicinanza del cielo, il luogo che Dio sceglie per parlare e rivelarsi. E si trasfigurò davanti a loro. E le sue vesti divennero splendenti, bianchissime. Anche la materia è travolta dalla luce. Pietro ne è sedotto, e prende la parola: che bello essere qui, Rabbì! Facciamo tre capanne. L'entusiasmo di Pietro, la sua esclamazione stupita: che bello! ci fanno capire che la fede per essere pane nutriente, per essere vigorosa, deve discendere
da uno stupore, da un innamoramento, da un "che bello!" gridato a pieno cuore. Avere fede è scoprire, insieme a Pietro, la bellezza del vivere, ridare gusto a ogni cosa che faccio, al mio svegliarmi al mattino, ai miei abbracci, al mio lavoro. Tutta la vita prende senso, ogni cosa è illuminata: il male e il buio non vinceranno, il fine della storia sarà positivo. Dio vi ha messo mano e non si tirerà indietro.
Ciò che seduce Pietro non è lo splendore del miracolo o il fascino dell'onnipotenza, ma la bellezza del volto di Gesù, immagine alta e pura del volto dell'uomo, così come lo ha sognato il cuore di Dio. Intuisce che la trasfigurazione non è un evento che riguarda Gesù solo, ma che si tratta di un paradigma che ci riguarda tutti e che anticipa il volto ultimo dell'uomo, è «il presente del nostro futuro» (come Tommaso d'Aquino chiama la speranza).
Infine il Padre prende la parola ma per scomparire dietro la parola del Figlio: «Ascoltate Lui». Sali sul monte per vedere e sei rimandato all'ascolto. Scendi dal monte e ti rimane nella memoria l'eco dell'ultima parola: Ascoltate Lui. Nostra vocazione è liberare, con gioiosa fatica, tutta la bellezza di Dio sepolta in noi. E il primo strumento per la liberazione della luce è l'ascolto della Parola.

domenica 22 febbraio 2015

I Quaresima: "Ancora nel deserto"

Via le maschere, adesso.
Quelle di Carnevale, certo, ma soprattutto quelle che indossiamo sempre.
Inizia la Quaresima, il tempo che ogni anno ci viene donato per tornare all’essenziale, per tornare a noi stessi, per fare in modo che l’anima ci raggiunga, per incontrare Dio.
Lo desideriamo, certo, ma sappiamo bene quanto sia difficile conservare la fede, fare del vangelo il metro di giudizio della nostra vita, restare in intimità con noi stessi.
Questo tempo di essenzialità ci prepara alla grande festa della Pasqua e dobbiamo vegliare finché le tante iniziative proposte dalle parrocchie in queste settimane non ci giungano abitudinarie e fiacche. Non lasciamo la maschera che indossiamo per indossare la maschera del penitente pensando, così, di far piacere a Dio. Il problema non è mangiare il prosciutto di venerdì, o mettere da parte dei soldi per le missioni, né fare le facce da mortificati, ma vivificare la nostra fede.
Come Gesù è entrato nel deserto per decidere come affrontare la sua missione, così anche noi entriamo del deserto per mettere a fuoco le scelte che vogliamo fare.
Certo: leggendo il vangelo di Marco si resta piuttosto delusi: l’evangelista sintetizza le tentazioni di Gesù in due soli versetti, senza entrare nel dettaglio.
Ma stiamo imparando a diffidare dell’apparente semplificazione di Marco. Le sfumature che contraddistinguono il suo racconto sono un universo da scoprire.

Lo Spirito
È lo Spirito che spinge Gesù nel deserto per soddisfare il suo desiderio di verità, di preghiera, di silenzio. Lo abbiamo già incontrato, di notte, da solo, a pregare il Padre, il Maestro.
Ora lo ritroviamo per un lungo periodo a concentrarsi solo sul suo rapporto con Dio.
Avessimo il coraggio anche noi di imparare il silenzio! Di scoprire una preghiera fatta di ascolto! Di osare, sospinti dallo Spirito, qualche giorno all’anno da dedicare allo spirito! Avessimo anche noi il coraggio di ridire al nostro cristianesimo tiepido che lo Spirito ci spinge! Che ci obbliga all’interiorità!
Per quaranta giorni Gesù resta nel deserto, tentato da satana.
Non è una parentesi nella sua vita: i quaranta giorni, nel cammino dell’Esodo, indicando una generazione, cioè una vita.
Per tutta la vita Gesù ha voluto stare in contatto intimo con Dio, nel deserto del suo cuore.
Per tutta la vita Gesù ha combattuto contro colui che divide, contro l’avversario, il satana.
Il termine usato da Marco, uno dei tanti a sua disposizione, non indica, in questo caso, la personificazione del male, ma lo spirito maligno, l’avversario, il divisore. La parte oscura della realtà che ci mette a dura prova, continuamente.
Esiste il male e ci porta alla paralisi, come dicevamo domenica scorsa. Esiste ed agisce continuamente nelle nostre vite.
Siamo liberi ed è impegnativo scegliere la parte luminosa della realtà, quella che proviene da Dio. Anche noi a volte abbiamo l’impressione di essere sempre in battaglia.
È consolante sapere che anche Gesù ha vissuto così. E ha vinto. Gesù si è affidato ad un Dio fedele, che mantiene le sue promesse, al quale anche noi possiamo affidarci e investire tutta la nostra vita.
Lo Spirito Santo vivificatore deve soffiare forte per scardinare le nostre resistenze, per aprirci alla comprensione del mistero dei misteri: il vero volto di Dio.

Fiere e angeli
Fiere e angeli lo servono. Che significa?
Forse Marco sostiene che Gesù sta creando una nuova realtà. L’uomo che vive in armonia con il creato, con le bestie feroci, richiama lo stato iniziale di Adamo. Come a dire: Gesù è il nuovo Adamo.
Ma, forse, nel deserto il Maestro ritrova l’armonia primigenia, e anche noi. Cosa altro dobbiamo sentirci dire per riappropriarci del silenzio e della preghiera?
Forse Marco si riferisce alle fiere della profezia di Daniele: lì indicavano le grandi potenze straniere dell’epoca, qui indica i poteri contro cui Gesù deve fare i conti (Roma, il sinedrio, i farisei…) ma, anche, i poteri che riconoscono la supremazia del Signore.
La nostra vita è come un tessuto: la trama siamo noi a disegnarla, ma deve essere necessariamente intrecciata con l’ordito. La sensazione che la nostra vita non vada da nessuna parte ci deriva, forse, dal fatto che ci illudiamo di intessere una stoffa senza un ordito a cui appoggiare le nostre trame.
Gli angeli, in questo caso, indicano le tante presenze che Gesù, e noi, incontriamo nel nostro percorso di fede e che ci riportano verso Dio.
Un amico, un prete, un evento, un libro possono diventare angeli che ci aiutano a superare le tentazioni.

Galilea
Marco è l’unico che lega la fine del deserto con l’inizio della predicazione in Galilea. Non entriamo nel deserto per restarci, non costruiamo un mondo a parte, ma il superamento della tentazione e il ritorno all’armonia iniziale, conseguiti grazie all’aiuto dei tanti inviati con cui Dio accompagna il nostro cammino ci spingono a diventare testimoni.
Credibili.
Buona Quaresima, cercatori di Dio, lasciamo che lo Spirito ci spinga nel deserto.

sabato 21 febbraio 2015

Campane 12/2015




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lunedì 16 febbraio 2015

Campane 11/2015




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mercoledì 11 febbraio 2015

Campane 10/2015




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lunedì 26 gennaio 2015

Campane 8/2015




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venerdì 9 gennaio 2015

Campane 06/2015




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mercoledì 7 gennaio 2015

Campane 05/2015




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